giovedì 8 novembre 2012

'Si deve ammettere che hanno ragione i poeti di scrivere di persone che amano senza sapere, o che sono incerte se amano, o che pensano di odiare quando effettivamente amano. Sembra, quindi, che le informazioni ricevute dalla nostra coscienza che cercano la vita erotica siano particolarmente soggette all'incompletezza, lacunose o false'.
(Sigmund Freud)

venerdì 14 settembre 2012

nuovo articolo!!!


La stagione dell'amore

02-09-2012 / RICERCA SCIENTIFICA / ILARIA PAOLI*
LUCCA, 2 settembre -  " … La stagione dell’amore, viene e va, all’improvviso senza accorgerti, la vivrai, ti sorprenderà, ne abbiamo avute di occasioni, perdendole, non rimpiangerle, non rimpiangerle, mai.  Ancora un altro entusiasmo ti farà pulsare il cuore, nuove possibilità per conoscersi, e gli orizzonti perduti non si scordano mai…".
Le magnifiche parole di Franco Battiato ci portano al momento in cui due persone incontrandosi, improvvisamente, e quasi magicamente, sviluppano quel forte sentimento che è l’innamoramento.
Davvero la scelta di un partner è sempre casuale, magica e improvvisa? Che cosa ci attrae nell’altra persona e perché la relazione, dopo il primo incontro, continua oppure viene interrotta? E per quale motivo vengono scelti solo le cosiddette  ‘persone sbagliate’ o solo un certo tipo di persona?
Le motivazioni che guidano la scelta di un partner sono composite, e cosa fa scattare l’innamoramento per una persona anziché un’altra, occorre indagarlo anche nel nostro passato.
Sigmund Freud (1923) riteneva che “l’essere umano ha due oggetti d’amore. Se stesso e la persona che si prende cura di lui, e inoltre, dove i bisogni primari non siano stati soddisfatti e l’investimento libidico non abbia ricevuto una risposta adeguata nell’età infantile, si tenderebbe al momento della scelta del partner, a una restaurazione narcisistica”.
Ciò significa che i bisogni primari, (rintracciati, poi, da Maslow nel 1954, come quelli di sicurezza, amore, accettazione incondizionata, autostima, autonomia) se non sufficientemente soddisfatti dalle figure di riferimento infantili, restano attivi come delle necessità assolute e funzionano come organizzatori del comportamento umano, anche dopo l’infanzia e per tutto l’arco della vita, e si ripercuoterebbero nella scelta del partner e quindi nella relazione amorosa, vissuta, incosciamente, come fonte di risanamento di un’antica ferita.  
Sempre che questi bisogni, fonte di malessere soggettivo e interpersonale, non vengano accolti e affrontati attraverso esperienze emozionalmente correttive come ad esempio una psicoterapia.
Le motivazioni inconsce nella scelta del partner, in questi casi, si riferirebbero a determinate fasi del periodo infantile in cui si è verificata una ‘rottura’ o una compromissione nello scambio relazionale con le figure di riferimento.
Non solo, ricerche cliniche dimostrano che in base al tipo di problema emerso e al tipo di fase di sviluppo compromesso nell’infanzia, si può rintracciare, molto genericamente, un quadro comportamentale, che viene adottato nelle relazioni sentimentali in fase adulta.
Si possono utilizzare i personaggi delle fiabe, o della letteratura per descrivere molto orientativamente il ruolo che un individuo, non del tutto maturo affettivamente, può mettere in atto nello scambio col partner, e quale tipo di partner può rispondere a quel tipo di segnale.
Se prendiamo, ad esempio, la fase di sviluppo che arriva fino ai tre anni di età, si riconoscono in essa come fondamentali i bisogni di attaccamento e di autonomia. La persona più importante e indispensabile per il bambino è la madre che se ne prende cura.
Se la madre (o la figura di riferimento) non è sufficientemente accuditiva, amabile ed in grado di cogliere le esigenze del bambino, se centrata principalmente sui propri bisogni da soddisfare, anziché quelli del bambino, quest’ultimo si troverà molto probabilmente a sviluppare delle particolari tipologie di  comportamento come forme di riparazione ai bisogni che non sono stati accolti.
Tra questi comportamenti, possono sortire due atteggiamenti: l’attaccamento ansioso e il compulsivo bisogno di dimostrare la propria onnipotenza.
Nel caso dell’attaccamento ansioso, il bisogno che va ad essere assecondato è quello del non perdere l’altro, del quale si deve ottenere ad ogni costo l’affetto e la protezione. Nell’età adulta queste persone tenderanno a porsi spesso nella condizione di “ pulcino bagnato”, anche dal punto di vista lavorativo, ovvero con il costante bisogno che qualcuno si prenda cura di loro.
Questo è un atteggiamento che si riscontra con maggiore frequenza nelle donne che negli uomini, in quanto, a causa del condizionamento socio culturale, sono più spesso frustrate nei loro bisogni di autostima e di autonomia. La richiesta che emerge forte dal loro comportamento è quella di essere guidate, protette, amate in senso tenero, di avere qualcuno che provveda alle loro necessità sia psicologiche che materiali.
Sono donne con un’immagine di sé molto svalutata e negativa e che fa credere loro di non essere in grado di badare a se stesse. I segnali che vengono mandati per la scelta del partner sono prevalentemente di remissività, seduttività e sottomissione, oppure di infelicità. Tali persone sono centrate sul bisogno di essere amate e a livello conscio non manifestano la propria aggressività. Nella coppia assumono il ruolo del “bambino” che ancora ha bisogno di una figura più forte per poter crescere.
Nel caso di chi esercita il compulsivo bisogno di dimostrare la propria onnipotenza è chi si identifica in un ruolo di potere, onde esorcizzare la propria fragilità negata da bambino. Queste persone cercheranno di ottenere nella relazione di coppia il ruolo di chi, in posizione di potere, agisce la relazione. Gli atteggiamenti che vi scaturiscono possono essere, o di compulsivo bisogno di prendersi cura, quindi con atteggiamento salvifico, si pongono in un ruolo genitoriale in grado di aiutare gli altri, in modo oblativo e a volte anche sacrificale.
Oppure ostenteranno un compulsivo bisogno di dimostrare il proprio potere e avranno un atteggiamento normativo, rigido, autoritario, come detentori di una verità superiore a giustificazione del loro comportamento. Una sorta di ruolo di padre – padrone (anche se può essere impersonato anche da figure femminili).
Quest’ultima tipologia di comportamento richiama partners tendenti ad essere remissivi, sottomessi.
Il caso delle persone con comportamenti di “genitore oblativo”, tenderanno a ricercare partners che dimostrano infelicità e richiesta di protezione.
Si creano coppie sulla base di richieste complementari: alla richiesta di protezione o di sanare la propria infelicità, risponde chi necessita di prendersi cura, e al contrario chi cerca una relazione in cui manifestare la propria autorevolezza e potere, cercherà solo persone che necessitano della protezione dell’altro fino al punto di dipendere, sottomettersi e rendersi del tutto disponibile.
Nella fase di età che precede l’adolescenza, fase definita “edipica” da Freud, è stato osservato che un eccesso di competitività da parte del genitore dello stesso sesso può provocare nel figlio/a un senso di sopravvalutazione verso la madre, concepita come“non imitabile”, oppure verso il padre come “troppo potente”, per cui si possono indurre due comportamenti di risposta.
Per le fanciulle, un comportamento da “Biancaneve”, che dorme chiusa in una bara di cristallo, dove la si può vedere nella sua bellezza e la sua grazia. Biancaneve, dorme ed attende passiva che qualcuno, un Principe azzurro, la svegli dall’incantesimo, si prenda cura di lei e la conduca verso una soglia adulta e quindi verso la sessualità.
Per i figli maschi, invece è più frequente che si sviluppi un atteggiamento da “Don Giovanni”: proiettato, non tanto alla seduzione di un partner, quanto a vincere il rivale del proprio sesso, l’identità sessuale riesce ad essere affermata soltanto dimostrando la capacità di sconfiggere, umiliare il rivale a cui si sottrae l’oggetto d’amore. Sceglie, per questo motivo, partner già legate, fidanzate o sposate, o persone corteggiatissime, per le quali occorre affrontare una dura battaglia.
Diversamente un genitore dall’atteggiamento seduttivo (in modo non agito, né incestuoso), può suscitare nel figlio del sesso opposto, comportamenti vicini ad un modello di “Casanova”. Quest’ultimo identificato nel seduttore, segue il proprio bisogno di impressionare gli altri e se stesso con la propria bravura amatoria, e quindi si prodigherà in numerose e consecutive conquiste.
Infine, Freud (1909) sostiene: “la libido non giunge alla sua forma che si può definire normale se non si sono fuse due correnti, dal cui incontro soltanto risulta assicurato un comportamento amoroso del tutto normale, due correnti che possiamo distinguere tra loro come la corrente di tenerezza e quella sensuale”. Ciò sta a significare che, un soggetto, al fine di poter essere in grado di stabilire una relazione adulta e sana, deve aver soddisfatto i bisogni infantili e deve essere anche in grado di sostenere il rischio e l’ambivalenza degli affetti che comporta una relazione. Deve aver raggiunto la capacità di “interiorizzare l’oggetto”, senza la quale non è possibile sopportare l’assenza del partner senza cadere preda dell’angoscia abbandonica.
Una scelta matura deve presupporre simmetricità, flessibilità di ruoli e una comunicazione autentica. La libido deve essere totalmente disinvestita dal genitore del sesso opposto e investita, riunendo la linea erotica con quella della tenerezza, su un oggetto d’amore altro e diverso (il partner), con il quale si ricostruisce un rapporto primario di totale benessere.
L’amore che cresce tra due persone, può essere sviscerato attraverso ricerche ed osservazioni scientifiche di ogni tipo, ma nessuno più di un poeta lo può descrivere meglio.
"Amatevi l’un l’altra, ma non fatene una prigione d’amore:
piuttosto vi sia tra le rive delle vostre anime un moto di mare.
Riempitevi a vicenda le coppe, ma non bevete da una coppa sola.
Datevi cibo a vicenda, ma non mangiate dallo stesso pane.
Cantate e danzate insieme e siate giocondi, ma ognuno di voi sia solo,
Come sole sono le corde del liuto, sebbene vibrino di una musica uguale.
Datevi il cuore, ma l’uno non sia rifugio all’altro,
Poi che soltanto la mano della Vita può contenere i vostri cuori.
Ergetevi insieme, ma non troppo vicini:
Poi che il tempio ha colonne distanti,
E la quercia e il cipresso non crescono l’una all’ombra dell’altro".
(K.G. Gibran, "Il profeta")
*Psicologa, Psicoterapeuta, Sex Counselor

sabato 21 luglio 2012

'L'essere umano si innamora a qualsiasi età e tutte le volte che i bisogni legati al principio del piacere sono insoddisfatti. l'istinto di vita, di cui il piacere è sentinella, porta sempre alla scelta di un compagno accanto al quale sentirsi più felici e sicuri.' 
Jole Baldaro Verde

venerdì 8 giugno 2012

"La libertà di essere se stessi è una libertà spaventosamente responsabile, ed un individuo va incontro ad essa con timore, con cautela e, all'inizio, con pochissima fiducia.
Non si può pensare che facciamo sempre una buona scelta. dirigersi da sé, responsabilmente, vuol dire scegliere e poi imparare dall'esperienza fatta." C. Rogers

sabato 26 maggio 2012

il mio nuovo articolo... questa volta affronto un disagio di cui credo tutti avranno almeno sentito parlare una volta: l'attacco di panico e il disturbo di panico... Caratteristiche e cura del Disturbo di Panico


Caratteristiche e cura del Disturbo di Panico

25-05-2012 / RICERCA SCIENTIFICA / ILARIA PAOLI*
LUCCA, 25 maggio“Dottoressa, mi è venuto un attacco di panico. All’improvviso, mentre mi trovavo in macchina, ho sentito il cuore battere sempre più in fretta, un groppo alla gola, la sensazione di soffocare e il bisogno di respirare più profondamente. Mi sentivo oppressa in macchina, anche dalle altre persone sedute accanto. Credevo di perdere il controllo, di svenirmi o impazzire. Mi tremavano le gambe e sudavo freddo. Mi sentivo imprigionata, dovevo uscire dalla macchina e così ho chiesto al mio amico alla guida di fermarsi. Sono scesa in fretta, ma sentivo le gambe deboli, ho ricominciato a respirare normalmente e dopo qualche decina di minuti, ho sentito una tremenda spossatezza. Mi sono fatta portare al pronto soccorso perché ho creduto di aver avuto un infarto, una congestione o forse un ictus”.
Queste le sensazioni più comuni di chi per una volta almeno ha vissuto la terribile esperienza di un Attacco di Panico.
Il Manuale Diagnostico e Statisco dei Disturbi Mentali (DSM- IV- TR) descrive gli attacchi di panico come episodi di durata relativamente breve, in cui il paziente prova in modo molto intenso quattro o più dei seguenti sedici sintomi:
1)palpitazioni; 2) sudorazione; 3) tremori fini o grandi scosse; 4) dispnea o sensazione di soffocamento; 5) sensazione di asfissia; 6) dolore o fastidio al petto; 7) nausea o disturbi addominali; 8) sensazione di sbandamento, testa leggera o svenimento; 9) sensazione di irrealtà 10) paura di perdere il controllo o di impazzire; 11) paura di morire; 12) sensazioni di torpore o di formicolio; 13) brividi o vampate di calore.
Quando questi attacchi acuti e intensi si ripetono frequentemente, si può parlare di una condizione di Disturbo di Panico.
Gli attacchi di panico sono improvvisi e brevi, ma nonostante la loro brevità, l’intensità che li caratterizza può essere tale da condizionare chi ne soffre, fino a sviluppare una vita piena di limitazioni e una progressiva chiusura dal mondo esterno.
Dopo aver avuto una o due crisi, infatti, i soggetti, per la paura di sviluppare (paura della paura) un ulteriore attacco, mettono in atto una serie di comportamenti di evitamento, come il non prendere più un autobus, una metropolitana o semplicemente, guidare un’ auto, entrare in un supermercato o dal parrucchiere, in quanto, vivono la forte preoccupazione che nel caso di attacco di panico non possano fuggire velocemente da quel luogo senza farsi notare o senza poter ricevere adeguato aiuto. A volte diventa un problema anche restare a casa da soli, dove, in caso di attacco di panico non è possibile ricevere l’aiuto di un familiare. 
In questi casi, anche se a volte, solo per poche crisi di panico, si innesca una patologia che rappresenta un vero e proprio circolo vizioso: l’ Agorafobia.
I comportamenti di evitamento (di situazioni o posti dove il soggetto crede che di poter avere un attacco di panico) che, inizialmente, sembrano delle strategie per non sviluppare un’ulteriore crisi, sono in realtà dei circoli viziosi che favoriscono il perdurare del malessere, in quanto, rendono le cose e le situazioni temute, quindi evitate,  sempre più spaventose ed insormontabili.
Una serie di preoccupazioni, ansie e timori per le tipiche mansioni quotidiane, sopraggiungono, e impediscono alla persona di condurre la normale vita di prima, e facilitano anche lo svilupparsi di profondi sentimenti di sconforto, perdita di fiducia e stima di sé, umiliazione, vergogna, e inevitabilmente anche la predita della normale funzionalità professionale e sociale.
Alcuni pazienti, a causa del Disturbo di Panico, si chiudono in casa , altri perdono il lavoro, gli affetti e le prospettive.
Non è possibile prevedere un attacco di panico, né tantomeno tracciare le motivazioni che lo fanno comparire nella vita di una persona. È estremamente sbagliato generalizzare, però si possono tracciare alcuni fattori scatenanti come: un evento di vita stressante ,una perdita, una separazione, l’effetto secondario di una sostanza stupefacente o di un farmaco; e alcuni fattori predisponenti, come una grave esperienza di abbandono nell’infanzia e soprattutto, sempre nell’infanzia, la limitazione ai normali bisogni di autonomia e di esplorazione, che solitamente consentono al bambino di fortificarsi e di sviluppare un concetto di sé di “persona in grado di affrontare il mondo esterno”.
Una serie di attacchi di panico non sono manifestazioni casuali, nascono sempre da un profondo disagio e conflitto prevalentemente inconscio, per cui curarlo richiede un intervento di una certa delicatezza e complessità.
Gli psicofarmaci come ansiolitici e antidepressivi possono essere dei validi aiuti alla cura dei sintomi prevalenti, ma, una volta interrotti possono lasciare nuovamente il campo alle crisi, in quanto ogni psicofarmaco ha la possibilità della cura, ma non sempre della completa guarigione.
L’intervento psicoterapeutico è senz’altro un valido strumento di comprensione ed elaborazione del nodo esistenziale che ha portato allo scatenarsi del disturbo, quindi un ottimo aiuto alla guarigione.
L’intervento psicoterapico può essere eseguito su vari livelli, da quello più psicologico a quello più cognitivo e comportamentale.
Elemento cardine della terapia deve essere però la focalizzazione della persona nella modalità attraverso la quale egli si percepisce e si vive in relazione con gli altri e col mondo esterno.
Facilitare la consapevolezza di sé, integrare la propria persona di un maggiore senso di autonomia, sicurezza e stima, rendere la persona in grado di autoregolarsi in base ai propri bisogni ed esperienze, deve essere, per la soluzione del Disturbo di Panico, come per qualsiasi altro disagio, l’obiettivo di ogni percorso terapeutico.

sabato 21 aprile 2012

Sesso: cosa dire ai bambini?


Sesso: cosa dire ai bambini?

01-04-2012 / SALUTE / ILARIA PAOLI (*)
LUCCA, 01 aprile - Quotidianamente ci imbattiamo in immagini che utilizzano il corpo della donna per attirare l’attenzione, in pubblicità come in televisione o su internet, ancora oggi uno degli strumenti più efficaci per “vendere” il proprio prodotto è proprio la donna, con stratagemmi che vanno dal raffinato alla pornografia. Una sovraesposizione che non colpisce solo gli adulti, primi destinatari del messaggio, ma attira a volte anche l’attenzione dei bambini proponendo una riflessione su ciò che è giusto o meno che loro conoscono e soprattutto quale modalità.
L’idea della donna che un bambino, sottoposto a queste immagini, può farsi è un’idea molto ampia e variegata, costruita e integrata sulla base di  tutte le esperienze e relazioni significative della sua vita, dalla madre, la nonna, la sorella e le compagne di giochi, le vicine di casa e, insieme a queste, anche delle donne degli spettacoli televisivi o di altri canali comunicativi che utilizzano il corpo e la figura femminile, come strumento di commercializzazione. Al bambino occorre, in questi casi, insegnare a dare un significato e a distinguere i messaggi che provengono dai media, e quindi confrontarli e conoscere quelli che invece fanno parte del suo quotidiano e della vita reale. Quindi un’idea, un concetto di donna che può essere integrato, fortunatamente, in modo automatico, di molti aspetti e contenuti anche positivi e costruttivi.
Diversamente un altro concetto, anch’esso molto importante, che è molto più difficile da costruire e quindi da sviluppare in modo positivo ed efficace, è quello relativo alla sessualità e l’approccio all’altro sesso, quello femminile, appunto.
Imparare da piccoli è fondamentale rispetto alla possibilità di sviluppare da adulti una competenza alle relazioni connotate da sentimenti di autostima, di rispetto degli altri, di capacità di unire sessualità e sentimenti e di costruire rapporti.
Quali sono gli aspetti più importanti, che un genitore deve tenere in considerazione al fine di facilitare una sana ed efficace educazione alla sessualità ai propri figli?
Parlare con i bambini di sessualità è importante, così come offrire il giusto ascolto alle loro domande. I bambini sono curiosi di tutto: del loro corpo come quello degli adulti, degli oggetti, dei giochi e delle loro sensazioni ed emozioni. I genitori non possono rispondere col silenzio o l’imbarazzo alle domande che riguardano la vita, perché i bambini, altrimenti, imparano tutto, in modo incompleto e inesatto, dai coetanei e dai mass media. Può succedere, infatti, che sappiano tutto sulla violenza e sulla guerra, sulla morte, ma non abbiano mai ricevuto informazioni sul proprio corpo, sul piacere che il corpo può dare e sulle infinite possibilità che i rapporti umani, sessuali, affettivi, emotivi possono riservare nel tempo della vita.
Nella dimensione familiare serve far capire che stare insieme è piacevole, che papà e mamma hanno una relazione tra loro, che il corpo del bambino e la sua fisicità è un valore, che ci sono momenti privati e momenti sociali, che si deve imparare a riconoscere e rispettare i propri bisogni e desideri, ma che sono importanti anche i bisogni e i desideri degli altri.
Insegnare che la sessualità ha un suo sviluppo nel tempo e che ci sono apprendimenti progressivi, e che a volte anche gli adulti sono disinformati o possono aver paura della sessualità.
Insegnare a fidarsi delle proprie sensazioni e intuizioni, cercando di rinforzare la competenza a sentire, oltre che a capire cosa è giusto e sbagliato per loro, quindi riconoscere quando e a chi è necessario dire no, cosa è importante tenere segreto e cosa invece, raccontare, altresì quando invece, dire si, selezionando le buone esperienze, che permettono di rinforzare i comportamenti desiderati.
Inoltre, che esiste uno spazio pubblico e uno privato e che ogni ambiente ha le sue regole che devono essere rispettate per capire la relazione con gli altri e con il mondo.
Spiegare che ci sono cose che si possono proibire, che, rifiutare non è grave, ma anzi, è molto più grave produrre vergogna, disgusto e ossessione.
Nello specifico ai genitori spetta l’arduo compito di guidare i bambini a riconoscere le proprie emozioni, a scegliere le esperienze e a rifiutarne altre, a vivere positivamente la propria mascolinità o femminilità  e  a guadagnare la dimensione di benessere nel proprio corpo e al rispetto, ovviamente, anche  per quello degli altri.